La Carovana Antiracket e Antiusura della Fondazione Interesse Uomo ha fatto ieri la sua ottava tappa a Vibo Valentia per un evento organizzato in collaborazione con l’Unione Europea delle cooperative, sia in presenza presso la Scuola Agazzi (associata Ue.Coop) che su piattaforma digitale, con decine di cooperative collegate da tutta Italia.
Tra gli intervenuti, Gherardo Colombo – Presidente Nazionale di Ue.Coop – ha posto l’accento sulle radici del fenomeno malavitoso, portando l’attenzione a monte, sul rispetto delle regole. Dalla sua esperienza di magistrato, ha rilevato come la semplice repressione non sia finora stata efficace e comunque non sia da sola sufficiente ad arginare la crescita del potere mafioso nell’economia e nella società. La vera partita – ha rilevato – si gioca sull’educazione e sulla acquisizione del consenso.
L’impianto normativo della nostra Costituzione, a cui si è arrivati dopo una guerra sanguinosa e una profonda spaccatura della società, va spiegato – come lui fa da anni impegnandosi in prima persona – nelle scuole, ai giovani. Perché è proprio questo il modello alternativo a quello delle organizzazioni mafiose, un modello basato sull’uguaglianza e sulla pari dignità di tutti i cittadini davanti alla legge che ha nella cooperazione più che nella competizione una delle sue espressioni più significative. Per essere cooperativi è necessario riconoscersi e ammettersi reciprocamente degni. Un principio che non può giustificare nessuna discriminazione, neppure per chi delinque. Questa, a suo avviso, è la strada per marginalizzare le devianze. Eliminarle del tutto è impossibile, ma potrebbero essere almeno fortemente ridimensionate.
Dal canto suo, Don Marcello Cozzi, Presidente della Fondazione Interesse Uomo, ha portato un’appassionata testimonianza della sua lunga attività sul campo nella lotta contro il racket e l’usura, rilevando come dopo questa pandemia ci sarà ancora moltissimo da fare. C’è stato una sorta di terremoto, ma lo tsunami dell’usura deve ancora arrivare. Anche perché le cosche emulano le moderne e più allettanti forme di finanziamento (prendi oggi, paghi poi). La malavita però non ha burocrazie, non chiede documentazione; la loro offerta di credito diventa così l’unica via per chi è in difficoltà. E quando anche una sola attività economica è caduta in questa spirale, tutto il territorio rimane coinvolto, tutta un’economia subisce una distorsione.
Nel ricordare il numero a cui rivolgersi per chiedere aiuto – il 339 8860940 – Don Marcello Cozzi ha ricordato come tutti siano chiamati a prendersi le proprie responsabilità e le istituzioni debbano fare la propria parte. Le fondazioni impegnate in questo campo sono importanti punti di riferimento, soggetti politici che indicano quali economie e quali modelli adottare, forti della propria esperienza sul campo. La sua speranza e il suo auspicio è che non vinca la malavita, ma la “benevita organizzata”.
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